
Città del Messico, estate 1940. Frida Kahlo si trova in prigione, accusata di essere complice dell’assassinio del rivoluzionario russo Lev Trotsky.
La relazione tra i due nasce tre anni prima, lei aveva 29 anni e lui 57. Una relazione breve ma molto passionale che si riflette anche nella produzione artistica della pittrice.
Sia Frida che suo marito, il celebre muralista Diego Rivera, erano sostenitori dell’ideologia marxista ed erano membri del Partito Comunista messicano sin dal 1927. Influenzati dalla rivoluzione messicana all’inizio del secolo, sostennero un governo populista e credevano che il potere politico dovesse appartenere alla classe operaia. Il murale di Rivera del 1928, The Arsenal, mostra Kahlo come una militante comunista: indossa una camicia stampata con una stella rossa, distribuisce armi ai lavoratori con una bandiera con falce e martello nello sfondo.

Intanto in Unione Sovietica, nel 1924 Stalin succede a Lenin e si apre una rottura nel gruppo dirigente rivoluzionario che coinvolge diversi membri del PCUS. Ma le divergenze più aspre, e presto insanabili, contrappongono Stalin a Trotsky, che si oppone alla veloce burocratizzazione e alla collettivizzazione autoritaria voluta da Stalin. Nel 1933 accusa, inoltre, il Segretario sovietico di non aver contrastato l’avvento di Hitler aiutando il partito comunista tedesco a sollevare una rivoluzione.
Bolscevico della prima ora, protagonista della prima rivoluzione del 1905 e comandante dell’Armata Rossa che sconfisse definitivamente gli zaristi nel 1917, Trosky è un eroe di Ottobre e uno dei protagnonisti più amati della Rivoluzione. Eppure, a seguito dei contrasti insanabili con Stalin, viene espulso dal PCUS e costretto all’esilio. Inizia per lui e la sua famiglia una vera e propria peregrinazione in diversi paesi.
A metà degli anni ’30, Kahlo e Rivera si consideravano trotskisti. Avevano seguito da vicino la Rivoluzione russa e ammiravano Trotsky come eroe dell’Armata Rossa.
E fu proprio Diego Rivera a convincere il presidente messicano Lázaro Cardenas ad offrire asilo politico a Trotsky in Messico. Dopo diversi anni in Turchia, Francia e Norvegia, Trotsky e sua moglie Natalia Sedova salirono su una petroliera che attraccò a Tampico, in Messico, il 9 gennaio 1937. All’epoca Rivera era malato, così Kahlo andò ad incontrarli al porto scortati da guardie armate.
Kahlo e Rivera offrirono ai Trotsky la loro seconda casa, ora nota come Casa Azul, che era protetta da guardie, barricate, finestre coperte e sistemi di allarme. Sedova ha ricordato con affetto gli inizi del viaggio in una lettera ai suoi amici: “Si respirava aria fresca mentre passeggiavamo nei campi di palme e cactus di Città del Messico. Finalmente siamo arrivati in una casa blu, un cortile pieno di piante, stanze ben ventilate, collezioni di arte precolombiana, dipinti da tutto il mondo: eravamo su un nuovo pianeta, nella casa di Rivera.”

Poco dopo, iniziò la storia d’amore tra la pittrice e il rivoluzionario sovietico. Il segretario del politico, Jean van Heijenoort, raccontò che Sedova non capiva l’inglese, la lingua in cui gli amanti comunicavano. Frida e Lev erano nella casa della sorella dell’artista mentre lui infilava note d’amore nei libri che prestava a Frida come consigli di lettura. Tuttavia, nonostante la discrezione degli amanti, Sedova ha presto scoperto l’avventura e ha dato al marito un ultimatum di “me o lei”, come sottolinea lo studioso Gerry Souter nel suo libro del 2014 su Rivera. Sembra tuttavia che si stata la pittrice a interrompere la storia d’amore, l’attrazione fisica che nutriva nei confronti di Trotsky si era esaurita.
Man mano che il potere di Stalin si consolidava, i sostenitori di Trotsky diminuirono e i suoi nemici si moltiplicarono. Nel 1939, perfino Kahlo e Rivera diventarono stalinisti a loro volta.
Frida prese sempre più le distanze da Lev Trotsky che definiva Rivera “infantile in politica” e lo ridicolizzava per la sua “ambiguità politica”. Tuttavia, Trotsky cercò di riaccendere la relazione con l’artista, scrivendole diverse volte e pregandola di prestargli aiuto. Lettere alle quali la donna non rispose mai.
Il 20 agosto 1940, Ramón Mercader, un agente segreto sovietico di origine spagnola, uccise Trotsky con un punteruolo da ghiaccio a Città del Messico. Kahlo aveva incontrato l’assassino a Parigi un anno prima, e per questo fu imprigionata con l’accusa di essere complice dell’omicidio. I due vennero tuttavia rilasciati nei giorni successivi e la non viene dato seguito alla faccenda.
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