I normali e gli anormali

Per chiunque si interessi alla storia della psichiatrica, le opere del filosofo francese Michel Foucault sono una lettura imprescindibile. Oltre alla sua celebre Storia della follia, ho letto un’altra opera, meno conosciuta e più difficilmente reperibile ma interessantissima.

Si tratta dè Gli Anormali, una serie di conferenze che Foucault tenne al Collège de France negli anni 1974-1975, nel corso delle quali si interroga su come la società abbia, in particolare dopo la fine del Medio Evo, sentito l’esigenza di separare “normali” dagli “anormali”, soprattutto attraverso il potere giudiziario.

Un chiaro esempio sono le perizie psichiatriche che mirano a punire le “condotte irregolari” secondo dei canoni morali totalmente arbitrari che cambiano in funzione dei periodi storici, mascherati da assiomi scientifici che di fondamenti scientifici hanno in realtà ben poco. L’autore analizza delle perizie di famosi processi francesi degli anni ’50 e ’60 per illustrare quanto la morale dell’epoca abbia influenzato le sentenze.

Secondo Foucault il fine della perizia psichiatrica è quello di:

“Mostrare come l’individuo assomigliava già al suo crimine prima di averlo commesso”. Si opera quindi una totale assimilazione dell’uomo o della donna al suo reato.

Ed è così che i medici psichiatri dell’era moderna sono in realtà dei “medici-giudici”, non a caso sono loro ad avere la responsabilità penale degli internati nei manicomi. Delle vere e proprie istituzioni totali di reclusione dove gli anormali, detti anche “matti”,  “mentecatti” o “deviati” venivano allontanati dalla società dei “normali” con un falso pretesto di cura. Non a caso in tutte le città i manicomi sono situati in periferia, per allontanarli sia simbolicamente che fisicamente dal resto dei suoi abitanti.

Franco Basaglia

Franco Basaglia spiega benissimo questa idea in un’intervista raccolta nell’opuscolo Psichiatria e antipsichiatria:

“Chi entra in un manicomio, nonostante che questo venga considerato come un’istituzione ospedaliera, non è considerato come un malato, ma come un internato che sta espiando una colpa di cui non conosce né le ragioni, né la condanna; vale a dire, ignora la durata di quest’espiazione.

D’altra parte anche lì ci sono medici, camici bianchi, malati e infermiere, come se si trattasse di un ospedale, nonostante che in realtà non sia più che un istituto di vigilanza, di cui l’ideologia medica costituisce un alibi per legittimare una violenza che nessun organo può controllare, dacché il mandato affidato allo psichiatra è totale, nel senso che egli rappresenta concretamente la scienza, la morale e i valori del gruppo sociale di cui è il legittimo rappresentante nell’ambito dell’istituzione.”

“La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla.”

I manicomi si espandono a dismisura nel’ 1800, in un’epoca in cui la razionalizzazione illuminista e il positivismo vogliono e portare ordine e progresso scientifico in tutti gli ambiti della vita umana. In questo contesto è facile capire come la “follia” faccia paura e venga respinta, il “matto” viene isolato per paura che, con i suoi “comportamenti scellerati” possa contaminare la società tutta. È ciò che Foucault chiama la “normalizzazione”.

Michel Foucault

Ed in Italia è dovuto arrivare un uomo come Basaglia a mettere fine a questa terribile istituzione con la legge del 1978 che porta il suo nome

Chi sono dunque questi anormali ai quali si interessa Michel Foucault?

In realtà dipende dai periodi storici. Nel Medio Evo, i “matti” non venivano esclusi dalla società, si pensava avessero una connessione diretta con il divino. In quel periodo i veri discriminati erano i “leprosi” che venivano esclusi, dopo una cerimonia che ricordava il rito funebre, e costretti a vivere ai limiti delle comunità. Attraverso la loro esclusione la società si sentiva “purificata”.

Nel 1600 si comincia a condannare un’altra categoria: gli ermafroditi. E si introduce così un nuovo concetto: quello dell’anomalia. Se un fenomeno si presenta con frequenza rara, significa che ha qualcosa di mostruoso, di diabolico:

“Nel 1599 a Dôle in Francia viene messo al rogo Antide Collas. La sua unica “colpa” è quella di essere “ermafrodita”.

Illustrazione di un rogo

I medici inviati a visitarlo dopo una denuncia pubblica concludono che ha acquisito un secondo sesso dopo essersi accoppiato con Satana, cosa che “confessa” sotto tortura da parte della Santa Inquisizione”.

Moltissimi ermafroditi subiranno la stessa fine, condannati a morte perché anomali.

Con il 1800 l’anormalità diventa soprattutto sinonimo di anomalia sessuale: omosessuali e “scellerati”. Questi ultimi vengono incarnati nella figura del marchese di Sade: il mostro morale per eccellenza. Ogni condotta sessuale non mirata alla procreazione diventa immorale: i genitori vengono esortati ad impedire la masturbazione dei propri figli attraverso l’acquisto di pigiami dotati di legacci per le mani. Gli omossessuali vengono condannati e internati in carcere o in manicomio.

Se, in materia di condotta sessuale, vi è una maggiore tolleranza nei confronti degli uomini che possono sfogare i  propri “istinti” con le prostitute, le donna a cui piace il sesso è per definizione anormale e per questo pericolosa.

Ma perché, in fin dei conti, l’anormalità è tanto temuta? Perché va riconosciuta e punita? Perché gli anormali devono essere reclusi?

La risposta è semplice: l’anormale è considerato pericoloso per definizione: la mostruosità si trova alla radice di ogni comportamento criminale. Il medico italiano Cesare Lombroso (1835-1909) fonderà la sua celebre teoria proprio su questi presupposti: la forma del cranio, la lunghezza degli arti e altri parametri fisici giudicati anormali sono causa di comportamenti criminali.

Ancora nel Dopoguerra queste teorie venivano messe in pratica nei manicomi e nei commissariati d’Europa. In tutte le cartelle cliniche che ho avuto modo di visionare, la scheda del ricovero riporta una misurazione degli arti e delle diverse parte del corpo, misurazione associata a patologie psichiatriche.

 Queste idee apriranno la porta alle teorie eugenetiche riprese dai nazisti e sono ancora più gravi perché mascherate da verità scientifiche dimostrabili quando sono invece frutto di psicosi collettive latenti che mutano forma attraverso i secoli.

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