Diventare sé stesse

Si dice che quando una donna cambia drasticamente taglio o colore di capelli è perché è successo qualcosa di importante nella sua vita emotiva. Se la ricerca scientifica ci dimostra sempre più come psiche e fisico siano legati, non possiamo negare che il modo in cui ci presentiamo al mondo è anche esso l’eco della nostra indole.

Insomma non si tratta solo di mera apparenza, ma di qualcosa di più profondo e sentito.

Ho iniziato a riflettere su questo tema in modo più serio quando mi sono stati proposti su Instagram decine di account di donne che hanno smesso di tingersi i capelli, in genere per causa di forza maggiore durante i primi lockdown, Ma che poi hanno deciso di colorarli più. Le loro storie sono tutte diverse, ma in tutti casi si percepisce chiaramente che non sono mosse da ragioni puramente estetiche, ma che ci stanno comunicando un messaggio molto più forte e innovativo.

Io stessa, fino a poco fa avrei considerata sciatta una donna con due centimetri di ricrescita bianca sotto ad una chioma corvina; mentre trovavo potenzialmente attraente l’uomo attempato con i dei bei riflessi argentei. Eppure, seguire post dopo post le ricrescite di queste donne “in transizione”, come si definiscono, ha qualcosa di ipnotico e di terribilmente potente. Ho finito col trovarle bellissime. Bellissimi i capelli e bellissimi i loro sorrisi che esprimevano tutti la stessa cosa: liberazione.

Ma liberazione da cosa esattamente? Ho cercato opinioni sul tema in un grande gruppo Facebook di mamme romane (si è Stappamamma…). Alcune hanno ribadito che non smetterebbero mai di tingersi perché per loro il capello grigio o bianco è sinonimo di trascuratezza. Altre dicono che il bianco invecchia. E su questo argomento si potrebbe un altro dibattito: cosa significa? Che dimostriamo l’età che abbiamo o che non sembriamo più giovani di quanto siamo? E quindi: perché non dovremmo dimostrare i nostri anni?

Poi sono arrivate le testimonianze di quelle che hanno smesso di tingersi. Quasi tutte hanno usato  lo stesso termine riferito al doversi tingere i capelli ogni mese “schiavitù”. È un termine forte, seppur usato come metafora, non vi sembra? Schiavitù significa che non si è liberi, che non si tratta di una scelta voluta ma imposta con violenza.

Schiave del colore, schiave della ricrescita, schiave di doversi camuffare.

Molte hanno anche parlato di come sono state criticate per la loro scelta da amici e parenti.

“Avevo tutti contro”

“La gente non capiva perché non mi tingessi”.

“Mi dicevano: sciattona”.

Ma l’essere schiave non è l’unica espressione che accomuna le loro testimonianze, tutte si concludono con la stessa frase: “ non tornerei più indietro”.

In un mondo in cui le donne guadagnano il 30% in meno di loro colleghi maschi a parità di impiego, le stesse donne spendono in media in Italia 135 euro al mese in parrucchiere, trucco, contraccezione, estetica e abbigliamento.

E io sono una di queste. Mi piace curarmi e basta poco a farmi sentire trascurata. Ho cominciato a farmi bionda a 16 anni e ho continuato fino a quando ne avevo 40. “Sono bionda dentro, mi dicevo”. Ma cosa significa? Assolutamente niente.

Dopo essere passata al platino e al viola, ho anche io smesso tutto. Non mi ricordavo più di che colore fossero i miei capelli. Adesso sono passati 9 mesi dalla mia ultima visita dal parrucchiere e guardo con stupore quei centimetri castani (non ho ancora capelli bianchi) che si allungano di mese in mese. Mi sembra di riscoprire una parte di me che avevo dimenticato. Mi sembra di rivedermi bambina, è veramente una sensazione strana.

Quando ero bionda ero più appariscente e gli uomini mi guardavano di più. E ci vuole una certa maturità per smettere di essere gratificati da questo. Almeno per me.

Non credo sia un caso che io abbia smesso di tingermi dopo aver concluso una percorso di psicoanalisi durato sei anni. Ho veramente scoperto, o riscoperto, me stessa, sciogliendo uno ad uno tutti i nodi della mia esistenza. Un percorso faticoso e stancante ma essenziale e trasformativo.

Ora, non sto dicendo che dobbiamo smettere di curarci. Forse io stessa ricomincerò a tingermi più avanti, e ovviamente non penso che il diventare sé stesse passi necessariamente attraverso i capelli. Sarebbe ridicolo.

Ma è importante chiedersi perché lo facciamo. Perché, se lo viviamo come una schiavitù, come un modo per essere guardate, c’è qualcosa che non va. I corpi delle donne, i nostri corpi sono già dei campi di battaglia e non dobbiamo permettere a niente e nessuno di imporci come presentarli al mondo.

2 pensieri riguardo “Diventare sé stesse

  1. Purtroppo c’è una specie di regola sul conformarsi, addattarsi lo chiamano pure, alla società in cui viviamo. Dunque se vivi in un posto in cui tutte portano i capelli colorati e tu li tieni bianchi o grigi allora gli altri penseranno che sei sciatta. Lo ritengono normale pensarlo. Io per esempio vivo in un paese in cui tutti son vedtiti firmatissimi e se non mi vesto firmata addirittura neanche salutano, fanno finta di non vedermi. Siamo arrivati a questo punto. Io ritengo che non sia giusto che una persona debba essere considerata in modo negativo solo perchè non vuole seguire la regola del conformismo. Però le persone poi ti emarginano, ti giudicano male, e alla fine se vuoi una vita sociale ( specialmente se hai figli) devi per forza accettare certe condizioni. È assurdo. È una cosa terribile perchè non siamo neanche libere di non truccarci o vestirci come ci pare.

    1. tutte le mode sono legate al conformismo e alla ricerca di approvazione sociale, da adolescenti mettersi vestiti tutti uguali puo’ aiutare a rinforzare l’autostima.
      Pero’ se l’autostima di una cinquantenne deve dipendere dal colore dei capelli allora qualcosa e’ andato storto nei decenni precedenti .

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