
Molte e molti di noi hanno manifestato la propria insofferenza di fronte al momento “letterina” al Fesitval di Sanremo. Si tratta di quella fase del programma in cui la donna del giorno fa il suo monologo su un tema importante. Monologo dal sapore artificiale di compitino scolastico in cui la protagonista, seppur imprenditrice, giornalista o atleta di altissimo profilo, risulta inesorabilmente sminuita e infantilizzata, tanto da ricordarci, appunto gli imbarazzi tempi in cui svolgevamo il tema e la maestra ci metteva il voto.
I contenuti sono tutti importanti, anzi cruciali, quello che non va è il modo. Il conduttore (inesorabilmente maschio, etero e bianco che ve lo dico a fa) che, magnanime, accondiscendente e paternalista, le concede il palcoscenico. Il “suo” momento, mi verrebbe da dire il momento “di una dona a caso purché donna”.
Poi il monologo finisce tra gli applausi ingessati, che sono forse più che altro applausi di sollievo, in cui lo spiegone finisce, il conduttore fa i complimenti alla donna-bambina che “se lo è scritto da sola, pensate un po’ com’è brava!”. (Sa pure pensare e scrivere!)
Poi però, non scherziamo, riprende lui il volante e lei torna ad essere un accessorio che esibisce abiti e pericolanti camminate giù per le scale.
È un po’ come quei film e quelle serie TV americani di qualche anno fa (in Italia ancora oggi) in cui c’era l’amico/a nero/a o gay del protagonista il cui unico tratto caratteriale era totalmente volto alla personificazione del nero o del gay di turno. Personaggi totalmente bidimensionali messi lì per fare vedere quanto era progressista e tollerante la produzione. Oggi invece vediamo personaggi complessi, in cui l’etnia, la religione o le preferenze sessuali sono delle caratteristiche come altre ma non dei tratti che li definiscono e appiattiscono rendendoli inverosimili e grotteschi.
Ecco, io sogno una TV italiana in cui non ci sia più il pippone delle 23:20 con la donna di turno, ma in cui si affidino in toto conduzioni importanti, come quella di Sanremo, a persone brave e competenti, e che, oltre ad essere competenti, si dia il caso siano donne.