Primadonna: l’importanza di ricordare che fino a pochi anni fa lo stupro era legale in Italia

La settimana scorsa ho visto il bellissimo Primadonna, della regista esordiente Marta Savina, ispirato alla storia di Franca Viola, che per prima osò ribellarsi contro l’abominevole matrimonio riparatore previsto dal nostro Codice penale fino al 1981. La protagonista è Claudia Gusmano. Sulla sua interpretazione sobria e potentissima, fatta soprattutto di sguardi e di non detti, si regge tutto il film.

Oltre all’importanza di ricordare una figura così rivoluzionaria nella storia del femminismo nel nostro paese, il film restituisce un ritratto familiare commovente, che spezza molti stereotipi, e per questo molto realista. Il coraggio della protagonista non sarebbe stato possibile senza quello dell’intera famiglia: un padre dalla mente aperta, che poco si confà all’immagine che abbiamo del contesto sociale e culturale al quale appartiene, una madre che mette l’amore per la figlia al di sopra di tutto (vita sociale, onore, persino andare a messa).

Dal punto di vista stilistico, ho apprezzato la recitazione in dialetto siciliano che dona tanta autenticità al racconto, contrariamente alla maggioranza delle produzioni italiane, in cui la cadenza romana è generalmente predominante nonostante la narrazione si svolga in Veneto o in Sardegna. Credo che il restituire l’accento del luogo sia particolarmente importante in un paese come il nostro in cui le pronunce regionali sono così presenti e varie e dove vige un certo “accentismo” (discriminazione in base all’accento).

Come dicevo, il film mi è piaciuto moltissimo, potente proprio per la sua cifra sobria e asciutta.

Tuttavia, è impossibile non uscire dalla sala senza provare un sentimento di rabbia, di incredulità quando si pensa che il matrimonio riparatore era previsto dal nostro codice penale fino al 1981 (io sono nata in quell’anno, per dire). Mi fa arrabbiare che molte persone considerino il femminismo come un capriccio radical chic di alcune “estremiste che odiano gli uomini” (cito un commento che mi è stato poco fa lasciato su Instagram). Viviamo in un paese in cui le donne votano dal 1946, in cui esisteva appunto il matrimonio riparatore e il delitto d’onore. Fino agli anni 70, la responsabilità genitoriale (la patria potestà) era esercitata unicamente dal marito, e se una donna voleva lasciare un marito violento, doveva rinunciare ai propri figli (su questo argomento consiglio la lettura di Una donna di Sibilla Aleramo). Tutelare questi diritti così recenti è un imperativo categorico, essere femministi significa semplicemente questo, per gli uomini così  come per le donne.

È commovente pensare alla giovane Franca Viola e ai suoi genitori, che hanno avuto la forza di rimettere in questione una terribile usanza che era nell’ordine delle cose della loro società. Andate a vedere il film, ne vale veramente la pena!

Franca Viola – Wikipedia

Primadonna – Film (2022) – MYmovies.it

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