
Un racconto semiserio sul carico mentale che ci impedisce di dormire
Era una notte tranquilla, la luna brillava alta nel cielo e una brezza leggera accarezzava le foglie degli alberi. Ma in una casa lontana, c’era una donna che non riusciva a dormire. Il motivo? Il carico mentale che la opprimeva, pensante come non mai.
Il carico mentale è come una valigia colma di pietre e macigni che portiamo sempre con noi, piena di preoccupazioni, responsabilità e pensieri costanti. Questa valigia non ha mai fine, è sempre aperta e si riempie costantemente di nuove angoscianti cose.
Ma quella sera, il carico mentale si era trasformato in un mostro. Sì, un mostro vero, peloso e brutto, con gli occhi gialli e una bocca enorme. La donna lo ha visto apparire dal nulla, mentre cercava disperatamente di dormire.
Il mostro del carico mentale le si era avvicinato alla donna e aveva cominciato a parlare con una voce rauca. “Ciao, sono il tuo carico mentale, non pensavi mica di dormire stanotte? Sono qui per portarti ancora più pensieri e responsabilità.”
La donna cercò prima di ignorarlo, poi di fargli capire che aveva già abbastanza da gestire, ma il mostro non volle sentire ragioni. Come un bambino viziato e dispettoso, aveva continuato a parlare con la sua vocetta stridula e ad aggiungere sempre più cose all’enorme valigia mentale della donna.
“Ehi, guarda questo problema al lavoro! E cosa ne pensi di quel progetto che devi consegnare tra due giorni? Non ti dimenticare delle faccende domestiche, della spesa e di preparare la cena per tutta la famiglia! Hai firmato l’autorizzazione per la gita di Lorenzo? Hai ordinato la torta per il compleanno di Sofia?”
La donna, sopraffatta, era ora completamente sveglia. il mostro del carico mentale aveva ragione. C’erano così tante cose da fare e così poco tempo per farle tutte! Sicuramente si sarebbe dimenticata qualcosa. Il suo capo si sarebbe arrabbiato, la festa di sua figlia sarebbe stata un disastro, la maestra di suo figlio avrebbe pensato che lei fosse una pessima madre che consegnava sempre le autorizzazioni in ritardo.
Un nodo stretto alla gola le impediva di deglutire. Andò in punta dei piedi in cucina e rimase immobile a fissare l’acqua del lavello scorrere. Riempì un grande bicchiere d’acqua e poi andò a fissare la sua immagine allo specchio del bagno. La donna dall’altra parte si mise a ridere di lei.
Tornò in camera, decisa a combattere questo mostro una volta per tutte. Prese la valigia, la mise sul letto e iniziò a gettare via tutto ciò che non era essenziale. Buttò dalla finestra le battute acide delle altre madri, gli occhi rivolti al cielo del suo capo, la voce di suo marito che le diceva che non sapeva far funzionare la lavatrice. Pian piano si liberò di ogni pensiero superfluo. Alla fine, la valigia era diventata così piccola che entrò facilmente sotto al letto.
Il mostro del carico mentale si è trasformato in una nuvola di fumo che si dissolse nel nulla, lei aprì la finestra per farla uscire, poi si rimise al letto e si addormentò sorridendo.
E così, draghi, unicorni e mostri del carico mentale possono convivere in modo pacifico nei nostri sogni, ma nella vita reale, dobbiamo imparare a liberarci di tutto ciò che non è essenziale. Solo allora potremo vivere senza sentirsi sopraffatti dalla vita quotidiana.
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The hidden load: How ‘thinking of everything’ holds mums back – BBC Worklife